Per un medico ricevere una lettera di ringraziamento è sempre un grande piacere: significa, infatti, che la persona curata sta bene e che il lavoro svolto è andato oltre al rapporto formale medico paziente, toccando anche la sfera emotiva.
Riceverne una dopo trent’anni dal termine di un percorso terapeutico, ha però qualcosa di molto particolare. La storia che vi raccontiamo oggi è quella di una bella bambina di soli 10 anni, con una importante malformazione al volto: una severa labiopalatoschisi bilaterale con completa mancanza di palato e ugola, che comprometteva completamente la sua fisionomia e, oltre la bocca, anche la conformazione del naso. La piccola era da anni in cura presso l’Ospedale Civile di Padova che, siamo nei primi anni ‘80, non era ancora in grado di sottoporre la bambina a un iter curativo adeguato, un percorso che comportava necessariamente una serie di operazioni chirurgiche. Katia, che nel 1983 aveva 10 anni, subisce lo stigma della sua malformazione. A quei tempi non si parlava ancora di bullismo, ma è proprio questo che la piccola patisce, in ambito scolastico e ricreativo, a causa del suo aspetto e del suo modo di parlare. Ma è grazie a due genitori tanto disperati quanto coraggiosi e al consiglio del medico di Padova che ha in cura la bambina, che Katia viene presa in carico dal Prof. Morselli, presso l’unità di chirurgia plastica dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna. Nella sua mail di poche settimane fa, Katia chiede al Prof. se si ricorda di lei, proprio in funzione dello stretto rapporto di fiducia che all’epoca si era creato tra la piccola e il suo chirurgo. Katia ci ha raccontato che fin dall’inizio il Prof. Morselli, all’epoca agli esordi della carriera, l’ha resa consapevole, nonostante la giovane età, di tutti i passaggi che avrebbe dovuto affrontare per giungere alla guarigione. Del fatto che – e questa è una frase che lei ricorda con molta chiarezza – “ il suo palato era talmente aperto che avrebbe potuto contenere il pugno della sua mano”. Ma quello che Katia ricorda maggiormente è il forte senso di protezione che il suo nuovo medico le ispirava, confermato dalla presenza nel reparto di tanti altri bambini con il suo stesso problema. Ci sono voluti dieci anni di cure, che hanno comportato diversi viaggi, visite ambulatoriali e ricoveri, per restituire a Katia quei lineamenti che il destino le aveva negato. Un percorso che ha portato avanti con incrollabile fiducia, la stessa che il suo medico le trasmetteva. “Dopo tutto questo tempo, leggendo il nome del Prof. Morselli in rete, ho sentito la necessità di rinnovargli la mia riconoscenza, di ricordargli come, grazie alla sua perseveranza e abilità, la mia vita sia completamente cambiata. Tutto il bene che ho ricevuto da lui me lo ricordo ogni giorno guardandomi allo specchio, pensando a come avrebbe potuto essere diversa la mia vita se non lo avessi incrociato sulla mia strada.”