Il primo incontro -Parte 1 di 4

Il complesso del seno piccolo è un disagio psicologico presente in molte donne, soprattutto in quelle più giovani che realizzano, a pubertà completata, che le dimensioni del proprio seno si sono stabilizzate in una forma che considerano inferiori alle loro aspettative e fuori dai canoni estetici cui fanno riferimento.

Nel corso dei tanti anni della mia attività di chirurgo estetico ho incontrato ragazze, e giovani donne, che mi hanno palesato un disagio talmente radicato, da convincermi che non si trattasse solo di un desiderio legato ai modelli di riferimento ma di una profonda necessità di essere in sintonia con un corpo in cui non riconoscevano.

La storia di Maddalena Z. è quella che vorrei raccontare perché riassume le difficoltà di accettazione  che la micromastia può provocare . Maddalena è venuta nel mio studio portando il suo disagio ma anche le paure e le perplessità che una mastoplastica additiva poteva comportare. ”Mi sento inadeguata Dottore, come se la mia femminilità fosse messa ogni giorno in discussione da questa assenza che mi conferisce un aspetto androgino, ne carne ne pesce”. Maddalena è una ragazza minuta, con un bel fisico asciutto e ben proporzionato. Il suo seno poco sviluppato, che lei cerca comunque di mettere in evidenza con un abbigliamento adeguato, non  rende giustizia alla sua femminilità.  Durante il colloquio cerco di spiegarle che il seno piccolo, o piatto come lo chiama lei, può derivare da molte cause non ultima una semplice conformazione genetica. Possono altresì concorrere altri motivi, come sbalzi ormonali avvenuti durante il periodo adolescenziale. Le dico anche che il seno è composto dalla ghiandola mammaria, un tessuto adiposo e il capezzolo e che se la ghiandola è poco sviluppata e la massa adiposa molto ridotta, il seno è destinato a restare piccolo. Un’altra causa potrebbe essere un sovraccarico di testosterone che comporta un arresto nella crescita della ghiandola mammaria con le conseguenze che le ho descritto prima.   Durante il colloquio la vedo più sollevata come se volesse convincersi che non c’è niente di sbagliato in lei e che la natura non sempre elargisce a tutti  gli stessi favori. Le faccio un esempio su come certe persone rimangono più basse della media, di come altri pur nutrendosi in modo adeguato ingrassano mentre ci sono “mangioni” che restano inspiegabilmente magri.   Maddalena mi esprime poi un altro dubbio che la preoccupa da quando ha deciso di risolvere il suo problema con la chirurgia estetica.  La sua paura è di non riuscire ad abituarsi, a entrare in confidenza con un nuovo seno. Teme che il  suo fisico posso risultare sproporzionato quando finalmente potrà aumentare la taglia del reggiseno. Mi fa molto piacere quando le pazienti mi esprimono le loro perplessità perché significa che sono consapevoli del cambiamento a cui andrà incontro il loro corpo e che stanno affrontando l’intervento con il giusto spirito. Le spiego che prima di decidere quali protesi applicare, faremo delle simulazioni e le mostro le foto di precedenti interventi di pazienti che avevano il suo stesso problema.  Il nostro colloquio termina con la decisione di procedere gradatamente. Oltre all’aspetto fisico è molto importane che Maddalena sia rassicurata da un punto di vista psicologico perché nessuna mastoplastica si può considerare ben riuscita se la paziente non la vive come una trasformazione fisica armonica e un miglioramento del rapporto con il suo corpo che la faccia sentire più serena, accrescendo la sua autostima.

Nel prossimo post racconteremo, nel dettaglio, quali sono i passi più significativi  che ci hanno portato ad un intervento riuscito e alla piena soddisfazione della paziente che, grazie alla sua decisione ha potuto sperimentare un risultato in linea con i suoi desideri vivendolo come un percorso naturale e non traumatico.